Table of Contents
Se ti sei mai sentito bloccato, come se fossi troppo pigro per affrontare le sfide o fare quel passo importante verso i tuoi obiettivi, sappi che non sei solo.
In realtà, la sensazione di “pigrizia” spesso nasconde qualcosa di molto più profondo: la paura.
Nel mio percorso personale, ho scoperto che la chiave per superare questa paura e iniziare a godermi le difficoltà risiede nel comprendere come funziona il nostro cervello e nel cambiare radicalmente il modo in cui pensiamo a noi stessi e alle sfide.
Oggi voglio condividere con te quattro passaggi fondamentali che mi hanno permesso di trasformare la mia mentalità, e come puoi fare lo stesso pure tu per vivere una vita più coraggiosa, produttiva e appagante.
Introduzione: La Scoperta Che Mi Ha Cambiato la Vita
Per la prima metà della mia vita, ero convinto di essere semplicemente una persona pigra. La mia mente era piena di scuse, evitavo il disagio e rimanevo nella mia zona di comfort. Ma se avessi continuato così sapevo che avrei avuto molti rimpianti.
Un primo cambiamento l’ho avuto quando ho deciso di smettere di combattere contro la mia resistenza e di iniziare a capire perché esisteva. Ho scoperto che la resistenza non è pigrizia: è paura. E questa consapevolezza ha fatto scattare qualcosa.
Passo 1: Smettere di Combattere la Resistenza e Iniziare a Esplorarla
Molte persone pensano di essere pigre, ma la verità è che la resistenza che sentiamo è in realtà una forma di protezione del cervello. Il nostro cervello ha un compito fondamentale: mantenerci al sicuro. Non è programmato per farci avere successo, ma per proteggerci dal pericolo. Quando ci troviamo davanti a qualcosa di nuovo o difficile, il cervello reagisce come se fossimo in pericolo, anche se razionalmente sappiamo che non lo siamo.
Ad esempio, potresti sapere perfettamente che fare una chiamata a freddo o iniziare un’attività in proprio non ti farà male fisicamente, ma il tuo cervello, in particolare l’amigdala – la parte del cervello che gestisce la paura – si attiva e ti dice: “No, non uscire dalla tua zona di comfort, non sappiamo cosa c’è là fuori”. Questo meccanismo è antico e automatico, e spesso ci fa scappare dalla sfida per paura di essere giudicati, di fallire o di perdere controllo.
Quando ti ritrovi a procrastinare o a fare “qualcos’altro” invece di affrontare ciò che devi fare, non è pigrizia: è un comportamento di evitamento guidato dalla paura.
La mia svolta è arrivata quando ho smesso di giudicare questa paura e ho iniziato a essere curioso di capire cosa c’era dietro. Ho iniziato a farmi domande come:
- Di cosa ho veramente paura se faccio questo passo?
- Qual è la storia che sto raccontando a me stesso che mi impedisce di agire?
- Sto sovrastimando il pericolo?
Scrivere le mie risposte su carta e analizzarle come se fossero un problema matematico mi ha permesso di portare alla luce quelle paure nascoste e irrazionali.
Ho scoperto che molte di esse erano completamente insensate e che il solo fatto di riconoscerle le rendeva meno potenti.
Pronto/a a cambiare? Scopri come ti posso aiutare e inizia a costruire la versione migliore di te!
Passo 2: Riscrivere la Mia Identità e il Significato della Difficoltà
Un cambiamento duraturo non avviene solo modificando le azioni, ma cambiando chi crediamo di essere. La radice di ogni trasformazione profonda è un cambiamento di identità. Se non credi di essere una persona che fa cose difficili, semplicemente non lo farai con costanza.
Per anni, mi sono definito pigro e mentalmente debole. Ma ho iniziato a parlare a me stesso in modo diverso. Ho cambiato i miei pensieri da “Spero di non sbagliare” a “Andrà bene, ce la farò”. Questo non è solo un pensiero positivo superficiale: è un modo per allenare il cervello a considerare la difficoltà come qualcosa di naturale e addirittura piacevole.
Ho iniziato a cercare consapevolmente situazioni difficili per costruire la mia resilienza mentale. Così ho riscritto la mia narrativa interna da “Evito le difficoltà” a “Cresco facendo cose difficili”. E non si trattava solo di ripetere affermazioni, ma di rafforzare questa identità con azioni quotidiane concrete,
Ho imparato ad attaccare il mio valore personale allo sforzo e non al risultato. Il risultato è importante, certo, ma ciò che conta davvero è il fatto che ho mostrato impegno e costanza. Il cervello osserva costantemente e apprende chi siamo da come ci comportiamo. Così, ripetendo questi comportamenti, ho insegnato al mio cervello che la crescita è sicura e che la strada difficile è quella che scelgo di percorrere.
Passo 3: Associare il Piacere alla Sfida
Il cervello umano è guidato dalla dopamina, il neurotrasmettitore della motivazione e del piacere. Spesso pensiamo che la dopamina venga rilasciata solo quando riceviamo una ricompensa esterna, come un bel tramonto o un viaggio, ma in realtà si attiva anche solo anticipando una ricompensa o provando piacere da pensieri positivi.
Ogni volta che affronto una sfida ora ho l’abitudine di ripetermi:
“Questo è ciò che significa evolversi. Ne ho bisogno per crescere. Grazie per questa occazione.”
Ho preso l’abitudine di parlarmi come se fossi il mio più grande sostenitore. Questo mi fa sentire bene nel momento stesso in cui affronto la difficoltà, non solo alla fine. In questo modo, il cervello comincia ad associare la sfida con il piacere e la crescita.
Col tempo, questa associazione ha trasformato il mio atteggiamento verso le difficoltà: non erano più qualcosa da evitare, ma qualcosa da cercare per il piacere e il beneficio che portavano. Questa trasformazione ha reso il percorso di crescita non solo sostenibile, ma anche desiderabile.
Passo 4: Riscrivere il Significato del Dolore
Per molto tempo, ho interpretato il dolore e la fatica come segnali che qualcosa non andava, che forse non ero sulla strada giusta o che non ero pronto. Ma il dolore è il prezzo della crescita. Se vuoi sviluppare un muscolo, devi strapparlo, fargli male, perché poi si ricostruisce più forte. Lo stesso vale per la tua mente e la tua vita.
Con il tempo il dolore non sparisce, ma cambia di significato. Diventa un segno di progresso, una prova del fatto che sto lavorando per qualcosa di più grande. Questa nuova interpretazione rende il percorso di crescita molto più sopportabile e può dare la forza di continuare anche quando ti trovi davanti a momenti difficili.
Il dolore del lavoro duro è nulla rispetto al dolore del rimpianto. Molte persone trovano difficile il percorso di costruire un’attività o cambiare vita, ma è molto più difficile svegliarsi ogni mattina per un lavoro che non amano, affrontare il traffico, vivere una routine che non li soddisfa per decenni.
Conclusioni
Il cambiamento più profondo non è stato solo imparare qualche trucchetto per ingannare il cervello, ma costruire una vera e propria partnership con esso. Ho affrontato questo percorso con compassione, curiosità e impegno, dimostrando al mio subconscio che crescere è sicuro e desiderabile.
Per mettere in moto un processo di cambiamento non si tratta di diventare perfetti o di eliminare la paura, ma di imparare a lavorare con essa, a conoscerla e a scegliere consapevolmente di crescere nonostante tutto. Inizia a fare cose difficili, anche piccole, e vedrai come la tua vita comincerà a cambiare in meglio.
